Manutenzione

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Manutenzione straordinaria, quali interventi comprende?

L’articolo 3 del Testo Unico dell’Edilizia, D.P.R. 380/2001 definisce il concetto di manutenzione straordinaria.

Per manutenzione straordinaria si intendono le opere e le modifiche necessarie per:

  • rinnovare e sostituire parti anche strutturali degli edifici;
  • realizzare ed integrare i servizi igienico-sanitari e tecnologici;
  • frazionare o accorpare unità immobiliari con esecuzione di opere. Quest’ultime comprendono anche quelle che comportano la variazione delle superfici delle singole unità immobiliari e del carico urbanistico.

Quali interventi rientrano nella manutenzione straordinaria?

I lavori di manutenzione straordinaria si suddividono in interventi su opere esterne ed opere interne.

Per opere esterne si intendono:

  • rifacimento o nuova realizzazione di intonaci esterni;
  • sostituzione di infissi esterni, serramenti, persiane, serrande e con modifica di materiale o tipologia di infisso;
  • realizzazione di cancellate, ringhiere, muri di cinta e recinzioni;
  • apertura di nuove porte o finestre verso l’esterno;
  • interventi finalizzati alla creazione di cortili e giardini, anche con piantumazione di alberi.

Le opere interne invece comprendono:

  • consolidamento statico di strutture portanti dell’edificio sia in fondazione che in elevazione;
  • sostituzione di solai di copertura con altri aventi materiali e strutture differenti senza modificare le quote di colmo o gronda;
  • rifacimento di scale e rampe;
  • realizzazione e miglioramento dei servizi igienico-sanitari;
  • rifacimento o modifica integrale degli impianti compresa l’installazione di pannelli solari o fotovoltaici;
  • sostituzione dei tramezzi interni con modifica dello schema distributivo senza alterare le superfici, i volumi e le destinazioni d’uso;
  • frazionamenti o accorpamenti di unità immobiliare che però non comportino la modifica dell’assetto distributivo dell’intero fabbricato;
  • installazione di ascensori e scale di sicurezza;
  • interventi finalizzati al risparmio energetico. Ne sono un esempio la riduzione del fabbisogno energetico per il riscaldamento, il miglioramento termico con la coibentazione.

Non rientrano nei lavori di manutenzione straordinaria i seguenti interventi:

  • la sostituzione della copertura a lastrico solare con un tetto a falde. In questo caso si verifica un aumento del volume ed una sopraelevazione;
  • l’apertura di balconi sul prospetto di un edificio;
  • la costruzione di un tetto di un immobile con un’altezza superiore a quella preesistente. In questo caso si altera la volumetria dell’immobile.

Gli interventi di manutenzione straordinaria non possono alterare la volumetria complessiva degli edifici né comportare modifiche delle destinazioni di uso.

Riguardo il frazionamento e l’accorpamento è importante mantenere l’originaria destinazione d’uso delle unità immobiliari. A tal proposito bisogna specificare che le costruzioni ex novo di parti degli edifici, anche nel caso in cui vengano abbattute le strutture preesistenti, non rientrano negli interventi di manutenzione straordinaria ma si configurano come nuove costruzioni.

Qual è la differenza tra manutenzione straordinaria ed ordinaria?

La distinzione tra le due casistiche di manutenzione è importante, perché dalla stessa dipendono le differenti pratiche da avviare per eseguire i lavori scelti.

Rientrano nella manutenzione ordinaria i seguenti interventi:

  • riparazione, rinnovamento e sostituzione riguardanti le finiture degli edifici;
  • opere per integrare o mantenere l’efficienza degli impianti tecnologici preesistenti;
  • sostituzione di pavimenti, infissi e serramenti;
  • tinteggiatura di pareti, soffitti, infissi esterni ed interni;
  • rifacimento di intonaci interni;
  • impermeabilizzazione di tetti e terrazze;
  • verniciatura delle porte dei garage.

In linea generale con gli interventi di manutenzione ordinaria si sostituiscono dei componenti o si procede con opere di mantenimento periodico degli stessi.

Con gli interventi di manutenzione straordinaria invece si possono anche modificare o cambiare le parti fondamentali di un immobile o si possono introdurre elementi innovativi nel rispetto dei criteri stabiliti dal Testo Unico dell’Edilizia.

I lavori di manutenzione straordinaria presentano un maggior grado di complessità rispetto a quelli ordinari.

Negli ultimi anni, questa distinzione tra manutenzione straordinaria ed ordinaria risulta importante anche per valutare la possibilità o meno di usufruire di sgravi fiscali previsti dalla legge.

La SCIA (Segnalazione Certificata di Inizio Attività) è richiesta e necessaria per opere di manutenzione straordinaria, ma non per quelle di manutenzione ordinaria;

I lavori di manutenzione straordinaria sulle singole unità immobiliari godono delle detrazioni date da Bonus Ristrutturazione, Ecobonus, Bonus Mobili e Bonus Verde.

I lavori eseguiti sulle parti comuni dei condomini, invece, usufruiscono delle medesime detrazioni sia per i lavori di manutenzione straordinaria che ordinaria.

A seconda del tipo di lavori eseguiti si può fruire di incentivi locali e/o nazionali.

In caso di lavori di manutenzione, ordinaria o straordinaria, si paga un’IVA agevolata al 10% (e non quella ordinaria al 22%). L’IVA al 10% si calcola sia sul costo del lavoro che sui beni acquistati (art. 7 co. 1 lett. b della L. 488/1999).

L’IVA al 10% relativa ai beni significativi si applica solo sulla differenza tra il costo totale della ristrutturazione ed il costo dei beni significativi.

Sulla restante parte si applica l’IVA al 22%.

Le procedure necessarie per l’esecuzione dei lavori

Prima di iniziare i lavori di manutenzione straordinaria sono fondamentali due procedure da fare:

  • la CILA ossia la comunicazione inizio lavori asseverata;
  • la SCIA ossia la segnalazione certificata di inizio attività.

CILA, come e quando presentarla al Comune? 

La CILA va presentata dal proprietario, usufruttuario o inquilino dell’immobile allo Sportello Unico per l’Edilizia del Comune competente per i lavori di manutenzione straordinaria senza interventi strutturali o modifiche dei parametri urbanistici.

Anche se tutti i Comuni consentono al singolo cittadino di presentare entrambe le procedure è preferibile che le dichiarazioni e le asseverazioni vengano redatte e consegnate da un tecnico abilitato o da professionisti come architetti o geometri. Essi si occuperanno di redigere i disegni del progetto e l’asseverazione per dichiarare che gli interventi che verranno realizzati rientrano nella CILA e che rispettano le diverse normative vigenti in materia (ad es. energetiche, antisismiche).

Dovranno dichiarare inoltre di non avere rapporti di dipendenza con l’impresa che eseguirà i lavori e con il committente e che gli interventi non richiedono il rilascio di un altro titolo abilitativo (SCIA).

La CILA può essere presentata anche telematicamente, “caricando” la domanda sul sito del Comune competente territorialmente o tramite PEC.

I lavori possono iniziare il giorno stesso della presentazione della CILA.

La CILA è richiesta nei seguenti casi:

  • rifacimento o creazione di allacci fognari che apportano modifiche al percorso e alle caratteristiche della rete;
  • quando si cambia la distribuzione degli ambienti con la demolizione e costruzione di tramezzi e mura divisorie interne (non portanti);
  • apertura o chiusure di porte ed infissi;
  • creazione di piscine;
  • frazionamento o accorpamento di unità immobiliari che non comportino una modifica della volumetria degli immobili e della destinazione d’uso.

SCIA, come e quando presentarla al Comune?

Quando i lavori riguardano invece interventi strutturali che comportano l’aumento delle unità immobiliari e l’incremento dei parametri urbanistici è necessario presentare la segnalazione certificata di inizio di attività (SCIA).

Anche in questo caso è necessaria l’asseverazione redatta da tecnici abilitati per dichiarare la regolarità dei lavori ed il rispetto delle normative vigenti in materia.

La SCIA può essere presentata presso lo Sportello Unico per l’Edilizia o per via telematica ed i lavori possono iniziare il giorno stesso della presentazione.

L’Amministrazione Comunale ha 30 giorni di tempo per effettuare i dovuti controlli e se necessario bloccare i lavori o richiedere che vengano adeguati alla normativa vigente.

 

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Come riordinare casa in vista della primavera

Le pulizie di primavera ti mettono ansia e tensione? Non preoccuparti perché questo è il momento ideale per fare un programma step by step per riordinare in casa in vista della primavera.

Con un’impeccabile organizzazione delle pulizie domestiche, potrai finalmente riordinare una casa caotica e, nel giro di pochi giorni, l’ordine che porterai nella tua abitazione ti preparerà ad affrontare al meglio i prossimi mesi di bella stagione.

Come organizzare le pulizie domestiche primaverili?

Le pulizie di primavera potrebbero sembrare un ostacolo insormontabile. I seguenti consigli possono aiutarti a gestire meglio le attività di pulizia prima dell’arrivo dell’estate.

Dividi le pulizie in piccole attività

Dividere ogni macroattività in tanti compiti più piccoli. Il primo, essenziale passo è, quindi, quello di armarsi di penna e taccuino per stabilire un piano d’azione.

Se sei una persona tecnologica, ci sono alcune app per smartphone che potrebbero aiutarti. Ne sono un esempio Google Keep o To do list.

Dopo aver diviso le attività, assicurati di avere tutto il necessario per le grandi pulizie di primavera che ti aspettano: stracci e spugne, detersivi e detergenti specifici, la giusta aspirapolvere. Niente è più fastidioso di dover interrompere il lavoro sul più bello perché ti manca proprio quel prodotto di cui non puoi fare a meno.

Stabilisci le priorità

Dopo aver iniziato a scrivere la tua to do list delle pulizie di primavera ed il tuo programma delle pulizie di casa sta prendendo forma, è fondamentale stabilire delle priorità, per ordine di svolgimento richiesto o per importanza.

Se sei consapevole di aver trascurato una parte della tua casa durante le pulizie casalinghe ordinarie, potresti cominciare proprio da lì. Ad esempio, dalla stanza degli ospiti, dallo sgabuzzino, dal balcone.

Svolgere per primi quei compiti che rimandi da sempre non farà che darti il giusto slancio.

Darsi delle priorità ha, però, un’altra importante funzione: sei obbligato a decidere che cosa conta davvero per te.

Hai predisposto una piccola palestra casalinga per metterti in forma in vista dell’estate? Se metterai la giusta cura per farla risplendere, anche i tuoi allenamenti ne gioveranno.

Lavori da casa e non sei soddisfatto del tuo angolo ufficio? È il momento giusto per utilizzare quel prodotto buono e profumato che hai comprato (ma mai usato) per pulire la scrivania e risistemare tutto lo spazio.

Hai iniziato una nuova dieta o un corso di cucina? Ecco l’occasione giusta per sbrinare il freezer e riorganizzare le credenze.

Elimina il superfluo (de-cluttering)

Organizzare le pulizie di casa ti permette non solo di riordinare la casa nel caos, ma anche di fare ordine nel modo in cui organizzi le tue giornate. In generale, il de-cluttering permette ad ognuno di noi di riordinare la propria vita per lasciare spazio alle novità, liberandosi del passato.

Organizza le pulizie con i tuoi amici

Le pulizie di primavera non devono essere un’impresa solitaria. Girare i materassi, tirar giù le tende, spostare mobili e tappeti: molte faccende sono più veloci se si è in due.

Se sei solo o non hai nessuno in casa che ti può aiutare, puoi chiedere una mano ad amici o vicini di casa.

Procedi dall’alto verso il basso

La cosa è da prendere in senso letterale! Negli angoli in alto di ogni stanza si nascondono le ragnatele, la parte superiore dei lampadari è un ricettacolo di polvere. Sarai stupito da quello che troverai sopra gli armadi e sugli infissi più alti.

Per togliere la polvere dai muri è sufficiente una spugna da inumidire in una bacinella di acqua tiepida. Passare ogni stanza dall’alto verso il basso può risparmiare la spiacevole eventualità di sporcare laddove già avevi pulito.

Progetta il futuro

Mentre farai il programma delle pulizie di casa ti verranno in mente tante nuove idee su come mantenere la casa pulita per il futuro. Avrai, inoltre, molto più chiaro che cosa ti piace e anche quello che vorresti cambiare.

Non c’è bisogno di aspettare l’anno prossimo. Ora che sai come agire anche la normale pulizia di manutenzione ti verrà facile e naturale.

De-cluttering: trucchi per riordinare casa

Il termine inglese de-cluttering vuol dire letteralmente “fare spazio” nell’ambiente, ripulendo o buttando tutto ciò che non serve più o è superfluo.

Con i seguenti trucchi potrai fare ogni tipo di de-cluttering:

  • Riordina categoria per categoria.

 

  • Tira fuori tutto e valuta ogni singolo oggetto, chiedendoti se ne hai davvero bisogno.

 

  • Scegli di tenere solo ciò che ti regala un’emozione. Il resto, buttalo! Liberati di tutto ciò che realmente non utilizzi.

 

  • Dai una seconda vita agli oggetti che non usi più. Alcuni oggetti per la casa si possono anche scambiare, vendere online o ai mercati dell’usato; o ancora regalare, per provare a dar loro una seconda vita.

 

  • Ciò che hai deciso di tenere dovrà avere una collocazione per riportare così in tutta la casa un perfetto ordine.
Quali vantaggi offre il de-cluttering? 

Con il de-cluttering andiamo a disfarci di ciò che non serve per ritrovare un luogo più funzionale e organizzato. Questa pratica, infatti, avrebbe anche dei risvolti positivi a livello psicologico, permettendo di focalizzarci sul presente.

Decluttering, però, non significa buttare via tutto. Questa tecnica:

  • presuppone un’attenta valutazione degli oggetti per capire di cosa è necessario disfarsi e di cosa no;

 

  • riduce lo stress fisico ed emotivo;

 

  • restituisce tempo perché saprai esattamente dove si trovano gli oggetti e impiegherai meno tempo per pulire;

 

  • aiuta ad ottenere spazio;

 

  • concede risparmio economico in quanto acquisterai meno e potrai rivendere ciò che non usi;

 

  • dona più valore agli oggetti rimasti;

 

  • regala all’ambiente energia positiva.

 

 

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10 consigli per riscaldare casa rispettando l’ambiente

La stagione invernale con le sue basse temperature ci spinge a prendere in considerazione soluzioni di riscaldamento che siano non solo funzionali per le abitazioni ma anche sostenibili.

La crescente attenzione per la sostenibilità ambientale degli impianti di riscaldamento diventa così un elemento fondamentale soprattutto in fase di scelta consentendo di essere in linea con le ultime tendenze green. Se desideri riscaldare casa rispettando l’ambiente segui i nostri consigli.

Come si può riscaldare casa risparmiando e rispettando l’ambiente?

In un epoca dove è cresciuta considerevolmente la sensibilità verso l’ambiente è essenziale imparare delle buone pratiche per limitare l’inquinamento e risparmiare sulla spesa per l’energia. Grazie ai seguenti consigli è possibile riscaldare casa risparmiando.

Esegui la manutenzione degli impianti

Si tratta della prima regola in fatto di sicurezza, risparmio e salvaguardia dell’ambiente. Un impianto consuma ed inquina meno quando è regolato correttamente, quando viene pulito e quando non presenta incrostazioni di calcare.

Coloro che non effettuano la manutenzione dell’impianto riceveranno una multa a partire da 500 euro (DPR 74/2013).

Controlla la temperatura degli ambienti

Scaldare eccessivamente la casa può danneggiare sia la salute sia le tasche: la normativa prevede una temperatura di 20 gradi più 2 di tolleranza, ma 19 gradi sono più che sufficienti a garantire il comfort necessario.

Per ogni grado in meno si risparmia dal 5 al 10% sui consumi di combustibile.

Fai attenzione alle ore di accensione

Tenere acceso l’impianto termico sia di giorno sia di notte non è affatto vantaggioso. In un’abitazione efficiente, il calore accumulato dalle strutture quando l’impianto è in funzione garantisce un sufficiente grado di comfort anche nelle ore di spegnimento.

Il tempo massimo di accensione giornaliero varia per legge a seconda delle 6 zone climatiche in cui è suddivisa l’Italia: da 14 ore giornaliere per gli impianti in zona E (nord e zone montane) alle 8 ore della zona B (fasce costiere del Sud Italia).

Installa pannelli riflettenti tra muro e termosifone

Si tratta di una soluzione semplice, ma molto efficace per limitare le dispersioni di calore, soprattutto nei casi in cui il calorifero è incassato nella parete diminuendone spessore e grado di isolamento. Per contribuire a ridurre le dispersioni verso l’esterno, puoi utilizzare un semplice foglio di carta stagnola.

Scherma le finestre durante la notte

Chiudendo persiane e tapparelle o disponendo tende pesanti si riducono le dispersioni di calore verso l’esterno.

Evita ostacoli davanti e sopra i termosifoni

Posizionare tende o mobili davanti ai termosifoni o usare i radiatori come asciuga biancheria, ostacola la diffusione del calore verso l’ambiente ed è una causa di sprechi.

Per rinnovare l’aria in una stanza bastano pochi minuti, quindi le finestre non vanno lasciate aperte troppo a lungo in quanto comporta inutili dispersione di calore.

Fai un check-up alla tua abitazione

Per valutare lo stato dell’isolamento termico di pareti e finestre e l’efficienza degli impianti di climatizzazione puoi chiedere ad un tecnico di effettuare una diagnosi energetica dell’edificio.

Con la diagnosi è possibile conoscere gli interventi da realizzare valutandone il rapporto costi/benefici. Oltre ad abbattere i costi per il riscaldamento, anche fino al 40%, gli interventi sono ancora più convenienti se si usufruisce delle detrazioni fiscali per la riqualificazione energetica degli edifici, come l’Ecobonus, un’agevolazione fiscale (detrazione IRPEF o IRES) riconosciuta per i lavori di riqualificazione energetica dell’immobile effettuati sia su edifici unifamiliari sia nei condomini.

È una misura è rivolta a tutti i cittadini che svolgono determinati lavori sull’immobile in cui possiedono un diritto reale.

Prevede un’agevolazione al 50% per i seguenti lavori:

 

  • sostituzione di impianti di climatizzazione invernale con impianti dotati di caldaie a condensazione con efficienza almeno pari alla classe A di prodotto, senza la contestuale installazione di sistemi di termoregolazione evoluti;

 

  • acquisto e posa in opera di impianti di climatizzazione invernale dotati di generatori di calore alimentati da biomasse combustibili (pellets, truciolato etc.), fino a un valore massimo della detrazione di 30.000 euro.

L’agevolazione invece del 65% è prevista per i seguenti lavori:

  • interventi di sostituzione di impianti di climatizzazione invernale con impianti dotati di apparecchi ibridi, costituiti da pompa di calore integrata con caldaia a condensazione, assemblati in fabbrica ed espressamente concepiti dal fabbricante per funzionare in abbinamento tra loro;

 

  • interventi di sostituzione, integrale o parziale, di impianti di climatizzazione invernale con generatori d’aria calda a condensazione;

 

  • acquisto e posa in opera di micro-cogeneratori in sostituzione di impianti esistenti, fino a un valore massimo della detrazione di 100.000 euro, a condizione che gli interventi producano un risparmio di energia primaria pari almeno al 20%;

 

  • interventi di sostituzione impianti di climatizzazione invernale con impianti dotati di caldaie a condensazione e contestuale messa a punto del sistema di distribuzione;

 

  • interventi di sostituzione, integrale o parziale, di impianti di climatizzazione invernale con pompe di calore ad alta efficienza e con impianti geotermici a bassa entalpia e contestuale messa a punto del sistema di distribuzione realizzato;

 

  • interventi di sostituzione di scaldacqua tradizionali con scaldacqua a pompa di calore, dedicati alla produzione di acqua calda sanitaria;

 

  • acquisto, l’installazione e la messa in opera di dispositivi multimediali per il controllo da remoto degli impianti di riscaldamento o produzione di acqua calda o di climatizzazione delle unità abitative;

 

  • interventi di riqualificazione energetica di edifici esistenti, che ottengono un valore limite di fabbisogno di energia primaria annuo per la climatizzazione invernale inferiore di almeno il 20% rispetto ai valori riportati nel decreto del ministro dello Sviluppo economico dell’11 marzo 2008, così come modificato dal decreto 26 gennaio 2010;

 

  • interventi su edifici esistenti, parti di edifici esistenti o unità immobiliari, riguardanti strutture opache verticali (muri), strutture opache orizzontali (coperture e pavimenti). La condizione per fruire dell’agevolazione è che siano rispettati i requisiti di trasmittanza termica U, espressa in W/mqK, contenuti nell’allegato E del decreto attuativo del Mise “efficienza energetica” o “requisiti ecobonus“;

 

  • installazione di impianto pannelli solare termico per la produzione di acqua calda per usi domestici o industriali e per la copertura del fabbisogno di acqua calda in piscine, strutture sportive, case di ricovero e cura, istituti scolastici e università;

 

  • building automation.

Scegli impianti di riscaldamento innovativi

Dal 2015, tranne rare eccezioni, è possibile installare solo caldaie a condensazione. È opportuno valutare la possibilità di sostituire il vecchio generatore di calore con uno a condensazione o con pompa di calore ad alta efficienza.

Sono disponibili anche caldaie alimentate a biomassa e sistemi ibridi (caldaia a condensazione e pompa di calore) abbinati ad impianti solari termici per scaldare l’acqua e fotovoltaici per produrre energia elettrica. Anche per questi interventi è possibile usufruire degli sgravi fiscali.

Scegli soluzioni tecnologiche innovative

È indispensabile dotare il proprio impianto di una centralina di regolazione automatica della temperatura in grado di evitare inutili picchi o sbalzi di potenza. La possibilità di programmazione oraria, giornaliera e settimanale garantisce un ulteriore risparmio energetico.

Anche la domotica favorisce il risparmio: cronotermostati, sensori di presenza e regolatori elettronici consentono di regolare anche a distanza, tramite telefono cellulare, la temperatura delle singole stanze ed il tempo di accensione degli impianti di riscaldamento.

Installa le valvole termostatiche

Questi dispositivi servono a regolare il flusso dell’acqua calda nei termosifoni, consentendo di non superare la temperatura impostata per il riscaldamento degli ambienti.

Queste valvole, obbligatorie per legge nei condomini, contribuiscono a ridurre i consumi fino al 20%.

 

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Umidità in casa: come prevenire la comparsa di muffa?

In ambienti particolarmente umidi o in abitazioni datate, le quali non dispongono di efficienti sistemi di isolamento, è frequente la comparsa di muffa.

Muffa, come si forma e come combatterla?

Si tratta di micro organismi che formano colonie fungine su un substrato biologico, dando origine alle strutture visibili che si riconoscono sui muri di casa.

Le muffe prolificano a determinate condizioni ambientali riproducendosi tramite spore microscopiche, di forma tondeggiante, molto simili ai pollini. Esse sono pericolose per la salute umana in quanto sono irritanti e potenti allergeni, facilmente inalabili quando vengono dispersi in aria.

La muffa può anche ad attaccare il sistema nervoso dei soggetti che ne vengono a contatto: di fatto, in presenza di muffa, spesso ci si sente stanchi, privi di forza, assonnati. Talvolta si manifestano frequenti e forti emicranie ed i cosiddetti ”mali di stagione” fanno la loro comparsa con più facilità.

Pertanto, se vi sono infestazioni di muffa, onde evitare ripercussioni sullo stato di salute, è bene sbarazzarsene al più presto.

Come già detto, la muffa è un fungo pluricellulare ed in quanto tale si nutre soprattutto di umidità. Essa si manifesta inevitabilmente quando l‘umidità nell’aria supera il 55% ed è favorita:

  • dalla condensa,
  • dalla differenza di temperatura tra i locali interni rispetto all’esterno,
  • dalla scarsa luce
  • dal mancato ricambio d’aria.

Questi pochi punti costituiscono l’habitat ideale per le formazioni di muffa.

Come evitare le infestazioni da muffe?

Per scongiurare infestazioni di muffa si possono seguire questi accorgimenti:

  1. Arieggiare gli ambienti: è fondamentale favorire il ricircolo d’ aria in casa, aprendo finestre e persiane almeno per 5 minuti al giorno.

 

  1. Fai entrare la luce in casa. La muffa odia la luminosità e la luce solare, quindi ogni volta che è possibile permetti ai raggi solari di entrare in casa. Questo piccolo accorgimento può essere fondamentale per evitare grosse infestazioni di muffa.

 

  1. Evita il verificarsi di forti sbalzi di temperatura tra l’interno e l’esterno dell’ambiente domestico, ma anche tra le stanze della stessa abitazione. La differenza di temperatura tra un ambiente e l’altro non deve superare i 3°C.

 

  1. Riduci l’umidità in un ambiente. Si può ricorrere all’utilizzo di de-umidificatori. Un altro importante accorgimento è quello di tenere le finestre ben chiuse in caso di temporali, controllando con attenzione che l’acqua non penetri attraverso gli infissi.

 

  1. Non asciugare vestiti in casa. Una delle abitudini più comuni, soprattutto in inverno o nelle stagioni delle piogge, è quella di posizionare gli stendini con gli abiti bagnati all’interno della propria abitazione o di far asciugare la biancheria sui termosifoni. Niente di più sbagliato: questo comportamento aumenta l’umidità dell’ambiente domestico e la formazione di condensa, creando l’habitat ideale per la formazione di muffa.

 

  1. Non collocare troppe piante da interni in casa. Esse sono sicuramente un ottimo elemento decorativo per le abitazioni, ma una presenza esagerata di piante può esser particolarmente nociva se si pensa alle infestazioni di muffa. Di fatto, l’acqua che ristagna nei sottovasi aumenta l’umidità domestica.

 

  1. In cucina prediligi una cappa aspirante collegata alla canna fumaria che scarichi all’esterno i vapori della cottura e possibilmente di una ventola. Non lasciare acqua stagnante nei lavelli e quando è possibile chiudi bene gli scarti umidi negli appositi sacchetti.

 

  1. Evita di posizionare i mobili attaccati alle pareti, soprattutto quelle esterne, ma distanziali di almeno 5 centimetri. Inoltre è importante dedicarsi alla pulizia di armadi almeno 2 volte l’anno, lavando bene gli interni e aspettando che si asciughino prima di riporci nuovamente gli abiti. Si possono anche utilizzare appositi sacchetti in gel con azione propriamente antimuffa.

Come eliminare la muffa dalle pareti?

La muffa tende a formarsi in qualsiasi ambiente non correttamente arieggiato e piuttosto umido. Certamente alcune condizioni strutturali possono rendere la casa più predisposta a questo fenomeno: ad esempio gli spazi situati al piano terra, interrati o seminterrati sono sicuramente più soggetti alla formazione della muffa.

Vi sono diversi modi per eliminare le macchie nere della muffa dalle pareti, sia utilizzando prodotti industriali che soluzioni green.

La prima regola, in ogni caso, è valida universalmente: le macchie di muffa non vanno grattate con nessun attrezzo (come spazzole, spatole), poiché lo sfregamento favorirebbe la diffusione delle dannose spore nell’aria.

Rimedi contro umidità e muffa

Il procedimento da seguire, proprio per i suoi effetti negativi sulla salute, è una vera e propria disinfezione della zona colpita, che può essere effettuata con:

  • Aceto di vino: bisogna innanzitutto creare una soluzione composta da due bicchieri d’aceto di vino ed un litro e mezzo d’acqua bollente. Utilizza poi un panno ruvido imbevuto della miscela per tamponare la macchia. Ad operazione finita, si consiglia di spruzzare l’area con abbondante aceto puro per completare la disinfezione.

 

  • Acqua ossigenata: acquistabile in ferramenta, va diluita in un litro d’acqua calda. La soluzione va passata sulla macchia di muffa con un panno: il risultato sarà l’immediata rimozione dell’alone e lo sbiancamento del muro, ma bisogna proteggere adeguatamente mani e occhi, poiché questa sostanza è altamente irritante.

 

  • Bicarbonato di sodio: va utilizzato diluito in acqua bollente (due cucchiai per mezzo litro d’acqua). Con un panno umido imbevuto della soluzione basterà poi tamponare la zona affetta dalla muffa, sulla quale bisognerà spruzzare anche dell’aceto affinché la disinfezione sia completa.

 

  • Tea tree oil: prodotto naturale ed alternativo, rispetto ai più classici sopra descritti. Si tratta di un ottimo disinfettante. Ne basteranno quindici gocce su di un panno inumidito con dell’acqua bollente per rimuovere la muffa. Anche in questo caso si consiglia di concludere la pulizia con dell’aceto di vino bianco.

 

  • Candeggina: è sicuramente il prodotto maggiormente utilizzato per rimuovere la muffa, ma in realtà questa non è la soluzione migliore a tale problema. Sebbene, infatti, sia in grado di rimuovere velocemente le macchie, la candeggina non riesce a distruggere anche le spore del fungo. Ciò significa che probabilmente nel giro di non molto tempo la parete trattata ritornerà a essere affetta dalla muffa, in quanto non disinfettata correttamente.

 

  • Antimuffa chimici: trattano in modo rapido ed efficace le zone colpite. Bisogna fare attenzione, però, alla composizione di tali prodotti ed alle caratteristiche delle pareti da trattare per non rischiare di sceglierne di troppo aggressivi e rovinare le superfici in questione.

Qualsiasi prodotto sceglierai per eliminare definitivamente la muffa dalle pareti, ricordati di arieggiare per bene la stanza affinché le spore prodotte dalla muffa vengano espulse all’esterno.

Probabilmente dopo la rimozione della muffa bisognerà anche ritinteggiare le pareti: in questo caso è buona norma passare prima una mano di antimuffa o scegliere delle vernici che contengano componenti che combattono la formazione dell’umidità.

 

 

 

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Manutenzione caldaia e controllo fumi: obblighi e scadenze

Vuoi risparmiare sulla bolletta del gas? Una delle regole basilari è una corretta manutenzione della caldaia. Essa serve infatti a mantenere l’efficienza ed a limitare consumi e spese.

I controlli e le revisioni sono obbligatori per legge: essi permettono di individuare eventuali guasti ed anomalie garantendo una migliore efficienza dell’impianto.

Ogni quanto bisogna fare la manutenzione della caldaia, a chi spetta e quali sono le sanzioni in caso di inadempienza? Scopriamolo insieme.

Manutenzione caldaia: procedura e tempistiche

Avere un impianto a norma garantisce vantaggi economici ed ambientali, poiché si riducono consumi ed inquinamento.

La manutenzione della caldaia è indispensabile per il suo corretto funzionamento e la sua durata, ma non solo. Avere una caldaia in regola ed efficiente serve ad assicurare una temperatura calda in casa, a contenere i consumi e ad evitare multe. Con il DPR 74/2013 la manutenzione della caldaia è divenuta obbligatoria per legge ma non bisogna distinguerla dal controllo dei fumi.

Quando si parla di manutenzione della caldaia ci si riferisce:

  • al corretto funzionamento dell’impianto
  • alla pulizia del bruciatore e dello scambiatore di regolazione.

Il bruciatore è un componente fondamentale per il funzionamento della caldaia: in questo avviene la miscelazione tra combustibile e comburente al fine di avviare la combustione e riscaldare l’acqua. Questo processo favorisce l’accumulo di scorie al suo interno le quali, se non rimosse, possono causare malfunzionamenti o una riduzione della resa dell’impianto.

Lo scambiatore è il componente della caldaia in cui l’acqua fredda proveniente dalla rete idrica viene riscaldata per essere poi immessa nel circuito dell’impianto di riscaldamento. Essendo costantemente a contatto con l’acqua, lo scambiatore è soggetto all’azione erosiva del calcare che col tempo può inficiarne il corretto funzionamento.

Il controllo periodico è importante per conservare l’efficienza dell’impianto e ridurre i costi di esercizio, allungando il ciclo di vita della caldaia ed aumentandone la sicurezza.

Le frequenze per la manutenzione di ciascun apparecchio/componente vengono riportate dai fabbricanti degli apparecchi e dei componenti dell’impianto termico nei libretti d’uso e manutenzione.

La periodicità della manutenzione è quindi fissata dal fabbricante e riportata nel libretto di istruzioni. Si deve fare normalmente ogni anno.

Il manutentore, a fine controlli, deve rilasciare obbligatoriamente un report sulle verifiche e compilare il libretto di impianto nelle parti pertinenti.

Il controllo dell’efficienza energetica dell’impianto o bollino blu

Il controllo fumi, definito anche come controllo efficienza energetica, consiste nell’analisi della combustione dei fumi. È necessario per verificare il rendimento della caldaia, la concentrazione di ossido di carbonio (CO) e l’indice di fumosità.

La normativa di riferimento per il controllo dei fumi della caldaia è il DPR 74/2013, il decreto del Presidente della Repubblica emesso per recepire la direttiva Europea 2010/31/UE.

La prova fumi, compresa la redazione del rapporto di controllo, è obbligatoria e deve essere eseguita in occasione delle operazioni di manutenzione.

L’allegato A del DPR 74 del 2013 stabilisce la periodicità dei controlli ogni:

  • 2 anni per impianti termici a combustibile liquido o solido con potenza inferiore o uguale a 100kw
  • 4 anni per impianti a gas metano o GPL con potenza inferiore a uguale a 100kw
  • 1 anno per impianti termici a combustibile liquido o solido con potenza superiore a 100kw
  • 2 anni per impianti a gas metano o GPL con potenza superiore a 100kw

Il controllo dell’efficienza energetica deve essere effettuato:

  • all’atto della prima messa in servizio dell’impianto a seguito di sostituzione degli apparecchi del sottosistema di generazione, come ad esempio la caldaia;
  • nel caso di interventi che non rientrino tra quelli periodici, ma tali da poter modificare l’efficienza energetica.

Al termine delle operazioni di controllo il manutentore deve redigere e sottoscrivere il rapporto di controllo di efficienza energetica in tre copie di cui:

  • una copia è trattenuta dal manutentore stesso;
  • una copia è rilasciata al responsabile dell’impianto che la allega al libretto di impianto;
  • una copia è inviata a cura del manutentore all’Autorità Competente per le ispezioni. A quest’ultima copia è allegato l’eventuale “bollino blu verde” per coprire i costi delle ispezioni degli impianti termici.

Nel momento in cui viene effettuato un controllo sull’efficienza energetica della caldaia viene rilasciato il bollino blu.

In base a quanto stabilito nel decreto del Ministro dello sviluppo economico 22 gennaio 2008, n. 37, solamente un tecnico specializzato può procedere alla verifica dell’impianto ed al conseguente rilascio del bollino. Il tecnico potrà consegnare il bollino solo dopo aver effettuato un controllo sui fumi di scarico ed un check sul funzionamento dell’impianto.

Per il bollino blu è previsto il rilascio del rapporto energetico dell’impianto e il pagamento di un bollettino che varia in base alla caldaia, ma che solitamente ha un prezzo che si aggira sui 5-10 euro. Il bollino non si rinnova in automatico perché dovrai sottoporre la caldaia a nuovi controlli riguardanti le emissioni di sostanze inquinanti e dei fumi. Se l’esito del controllo sarà ancora positivo, il tecnico specializzato ti consegnerà un nuovo bollino blu.

Manutenzione caldaia e controllo fumi: a chi spettano?

Sia la manutenzione caldaia sia il controllo fumi spettano all’occupante dell’immobile, che può essere lo stesso proprietario o un inquilino.

Le spese e le attività che riguardano la manutenzione ordinaria sono tutti oneri a carico dell’occupante dell’immobile. Esse comprendono:

  • controllo fumi
  • pagamento delle tasse
  • pagamento del tecnico specializzato
  • spese per la fornitura di calore
  • aggiornamento del libretto

Le uniche spese a carico del proprietario dell’immobile, nel caso non sia anche l’occupante, riguardano:

  • l’installazione
  • la sostituzione
  • la manutenzione straordinaria
  • eventuali adeguamenti a norma di legge.

Revisione caldaia e controllo dei fumi sono di fondamentale importanza per il corretto funzionamento dell’impianto.

 

Rischi di una non corretta manutenzione

Nel caso in cui questi controlli non vengano effettuati, i rischi più frequenti che si corrono sono i seguenti:

  • perdita di gas dell’impianto: nel caso l’apparecchio sia alimentato a gas, metano oppure gpl esiste la possibilità che ci sia una fuoriuscita di gas. Quest’ultima può essere molto pericolosa poiché può causare un’intossicazione o uno scoppio della caldaia.
  • Monossido di carbonio: un incidente che può avvenire con tutti i tipi di combustibile e può derivare sia dal fatto che le fiammelle bruciano l’ossigeno, senza che nelle stanze ci sia un ricambio d’aria, sia dall’intasamento dei tubi di scarico dei fumi.
  • Incendio del combustibile: un rischio molto alto per impianti a caldaia a gasolio.
  • Fulminazioni o incendi, provocati da corto circuiti degli impianti elettrici che alimentano la caldaia.